Queste schede descrivono la modalità di lettura grafica dei simboli degli arcani maggiori.

IL MATTO LA FORZA
IL BAGATTO L'APPESO
LA PAPESSA LA MORTE
L'IMPERATRICE LA TEMPERANZA
L'IMPERATORE IL DIAVOLO
IL PAPA LA TORRE
L'INNAMORATO LE STELLE
IL CARRO LA LUNA
LA GIUSTIZIA IL SOLE
L'EREMITA IL GIUDIZIO
LA RUOTA DELLA FORTUNA IL MONDO



Psicologia

Ci riferiamo adesso ad un nuovo ramo delle scienze su cui si basava l’Antichità. Non ci soffermeremo su quello che in termini generali si intende come psicoanalisi, o terapie psicologiche. Crediamo che queste tecniche, per quanto ispirate siano, si dedichino esclusivamente ad attuare sulla psiche, sempre mutante, e soggetta costantemente a stimoli causa–effetto. Le possibilità in questo ambito sono indefinite, ed innumerevoli le sue forme, come tutto ciò che diviene nel regno dei fenomeni fisici.

D’altro canto, lo specialista definisce la malattia secondo i suoi criteri personali, che non vanno oltre la descrizione materialista e positivista che ha del mondo. Considera, quindi, il suo "paziente", come un essere che non si è adattato a questa descrizione, quella che sostiene il mezzo sociale e la sua cultura, e che lui considera valida e universale come modello per giudicare le condotte. Cerca di adeguare le psiche al modello sociale da cui è stato generato, conferendogli la sua pretesa autorità, senza soffermarsi a considerare che questo organismo sociale può essere il vero malato, e lui un suo complice.

Questo, senza menzionare che in questo tipo di tecniche si tratta di fare affiorare gli "ego", o la "personalità", anche se quest’ultima non è altro che un ruolo arbitrario, imposto, o inventato, che stimola la competizione con il mezzo sociale, che bisogna vincere, per "trionfare" nella vita. L’opposto, l’inverso, di cui parlano unanimemente le tradizioni, e ciò che uno psicologo, come Jung, poté scoprire e portare a conclusione nel corso delle sue investigazioni.

Quella stessa opposizione su cui si sostengono oggigiorno altre scuole di psicologia profonda e transpersonale. Di fatto, la psiche, e la sua capacità di simbolizzare, sono il mezzo atto che l’uomo ha a sua disposizione per lavorare nella trasmutazione (non solo il cambiamento) di se stesso. La psiche, divisa in due metà, superiore e inferiore, è assimilata all’anima, e come questa, unisce corpo e spirito. è la mediatrice fra due mondi, e pertanto il passo imprescindibile nella conquista dell’essere dipende dall’uso e dalla conoscenza che abbiamo della nostra psiche, e che ci si aprano o no i cammini più sottili della conoscenza. Per questo la psiche deve essere pura e vergine, pronta per essere fecondata dallo Spirito.

L’Alchimia è stata comparata da C. G. Jung alla psicologia, ed entrambi includono procedimenti di trasmutazione che le superano, dato che come scienze costituiscono solo mezzi o supporti di Conoscenza. Vogliamo segnalare un errore molto frequente fra i contemporanei: quello di confondere il piano psicologico con quello spirituale. Questo si deve al fatto che lo spirituale è stato negato, poiché si opera una netta distinzione tra anima e corpo, riferendo quindi tutto quanto non è materiale, o corporeo, ad una categoria spirituale, o pseudospirituale.

Il simbolo del labirinto

Fra i simboli più importanti della Scienza Esoterica si staglia quello del labirinto, soprattutto se lo consideriamo in relazione al processo della Conoscenza, o Iniziazione ai Misteri, ed in particolare se lo vincoliamo direttamente con una tappa dell’evoluzione, e alle prove che l’anima deve affrontare e soffrire nel suo riformarsi psicologico, strettamente legato alla propria trasmutazione. D’altronde, questo simbolo del labirinto, in cui l’anima si perde e deve trovare disperatamente e necessariamente l’uscita, presuppone un’idea imprescindibile di Orientazione, senza la quale non è possibile ritrovare quella porta che ci liberi dalla confusione e dalla reiterazione, e dalla sensazione di sentirsi irrimediabilmente persi in un mondo senza via d’uscita.

Questa funzione, simboleggiata nella tradizione greca dal filo d’Arianna, con cui Teseo deve seguire il percorso fino alle proprie origini, è quello che svolge l’Insegnamento, come rivelatore e salvatore. è di particolare interesse mettere in rilievo la associazione del labirinto con il pellegrinaggio, a tal punto che in certe cattedrali medievali (Chartres per esempio) esistono labirinti disegnati nel suolo– in una parte specifica del tempio– come simboli da percorrere per coloro che a causa della propia vita sedentaria, o per qualunque altra ragione, non si possono dedicare alla peregrinazione fisica (a Santiago di Compostela, per esempio).

Entrambe, il percorso nell’interno del tempio, e l’attraversamento di campagne e città straniere infestate di pericoli, sono simboli a loro volta della ricerca dell’anima e dell’incontro del Cammino che deve portarla alla Conoscenza, alla reintegrazione dell’essere in se stesso. Bisogna far notare che nelle cattedrali questo labirinto nel percorso del tempio si trova fra il battistero e l’altare. Vale a dire, fra il battesimo d’acqua e quello di fuoco. Nell’Albero Sefirotico gli si assegna la zona del piano di Yetsirah, fra Yesod (luna) e Tifereth (sole), equivalente allo psichismo grossolano, e per tanto all’aria più mossa e pericolosa durante l’ascesa che l’apprendista realizza per i mondi dell’Albero della Vita.

Dobbiamo sapere che tutto il lavoro che facciamo con noi stessi, in accordo all’Insegnamento, comincia col destare la corrente sottile di energie sessuali che si trova nel Punto denominato luce, ubicato nella base della colonna vertebrale (nella tradizione indù, uno dei chakra che si trovano articolati e che circondano la serpe kundalini e che si attorciglia a spirale intorno all’asse. immagine dell’Asse del Mondo.

A conclusione, aggiungiamo che nell’Adam Kadmon microcosmico, ossia l’uomo, questo labirinto si situa nella zona ventrale, nell’aria che si distacca tanto per le sue combustioni e rivoluzioni, come per l’analogia che presentano organi interni con la rappresentazione generale del labirinto.

Cabala

Offriamo qui di seguito le 22 lettere dell’alfabeto ebreo perché l’adepto si familiarizzi con queste. Va dato inoltre il valore corrispondente di ogni lettera. Nell’ebraico antico le vocali non si segnavano né si punteggiavano, come si fa attualmente. Pertanto, le parole scritte solo con consonanti potrebbero essere lette in vari modi, o con l’ausilio di diverse vocali, aumentando così il loro potere evocativo e semantico in multipli valori e sensi. Le lettere sono vincolate anche ad altri simboli, molti di essi ad animali di diversa natura e indole, il che si associa con l’alfabeto, la parola e la metafisica del linguaggio.

Alef
1
Beth
2
Guimel
3
Daleth
4
He
5
Vav
6
Zayin
7
Heth
8
Teth
9
Iod
10
Kaf
20
Lamed
30
Mem
40
Nun
50
Samekh
60
Ayin
70
Fe
80
Tsade
90
Qof
100
Resh
200
Shin
300
Taw
400

Raccomandiamo di copiare accuratamente le lettere dell’alfabeto ebraico. In questo modo non solo memorizzeremo i nomi delle lettere, i segni alfabetici e i loro valori numerici, ma lavoreremo con simboli sacri carichi di Idee ed energie magiche e teurgiche.

Risulta chiaro che conoscendo il valore esoterico delle lettere, le loro connotazioni numeriche e le trasposizioni e permutazioni a cui possono dar origine nel contesto delle parole e delle orazioni, la lettura di qualsiasi testo sacro in cui l’alfabeto ebraico si trovi presente, in particolare la Bibbia, passerà ad avere un altro senso del comune, letterale ed essoterico, e aquisirà un rilievo ed una profondità tanto più ricca in quanto più ampia. Ed è per queste associazioni e corrispondenze fra numeri e lettere, e le relazioni a cui danno origine, che si producono illuminazioni sorprendenti nella radice metafisica del linguaggio umano, che sono chiamate dalla Cabala "scintille divine".

Ci sono cabalisti che vincolano direttamente i ventidue Arcani Maggiori del Tarocco con le ventidue lettere dell’alfabeto sacro, facendo corrispondere alla carta 1, Il Mago, la lettera Alef, ed in successione le carte che seguono. Non tutti procedono esattamente allo stesso modo nella questione delle equivalenze, e questo può dare origine a diversi diagrammi sefirotici in cui i sentieri siano marcati da diverse carte del Tarocco. Di seguito daremo una versione affinché il lettore possa seguire tessendo relazioni ed equivalenze.

Il Sefer Yetsirah o Libro delle Formazioni è conosciuto anche con il nome di Libro della Creazione, in quanto in esso vi sono plasmate le più antiche concezioni cosmogoniche ebraiche, che per generazioni sono servite da fondamento al pensiero metafisico ed esoterico del misticismo ebraico e cristiano (specialmente durante il Medioevo e il Rinascimento) e della Cabala in particolare. In esso si trovano specificamente segnalati, con breve e "stretta" sintesi, determinate concezioni cabalistiche che già abbiamo presentato nelle precedenti pagine; fra queste la "dottrina" delle dieci Sefiroth, come intermediarie fra il "Santo, benedetto sia", e la Shekhinah (l’immanente presenza divina, di cui parleremo più avanti), e anche quella della Creazione Universale attraverso le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico, il che equivale a considerare il cosmo intero come scrittura divina. Queste lettere si suddividono in tre gruppi: le tre madri assimilate, come già si è visto, ad aria, acqua e fuoco; le sette doppie o raddoppiate, e le dodici semplici, identificate posteriormente ai sette pianeti ed i dodici segni zodiacali, rispettivamente.

    – Tre lettere madri: Alef, Mem e Shin.

    – Sette lettere doppie (o raddoppiate): Bet, Ghimel, Dalet, Kaf, Pé, Resh e Taw.

    – Dodici lettere semplici: Hé, Waw, Zayin, Het, Tet, Yod, Lamed, Nun, Samekh, Ayn, Tsade e Qof.

Un’idea nuova è quella dell’unione delle dieci sefiroth, cifre, o numeri, alle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico, che insieme costituiscono i trentadue sentieri della sapienza.

Alchimia

Nel suo linguaggio simbolico l’Alchimia figura con l’oro metallico l’incorruttibilità, l’inalterabilità e la purezza, attributi che nel piano naturale altresì gli corrispondono. In realtà si tratta di fabbricare "oro" a partire da qualsiasi materia prima, incluso il piombo. Ma nel linguaggio degli Adepti ogni uomo è un metallo che portato alla sua perfezione "metallica" viene chiamato oro. L’uomo, l’essere più completo della creazione, possiede in sé i germi di questa perfezione, che ha dimenticato a causa della Caduta; però l’Adepto, restaurando in sé l’Adamo Primordiale (l’Adam Kadmon microcosmico) impianta lo stato di grazia, inoltre rinnovando completamente le sue energie vitali e rendendo possibile il raggiungimento di realizzazioni spirituali e materiali, come i Saggi, Artisti e Filosofi di un tempo, che vivificavano nel loro interiore il dissolvere (solve) e coagulare (coagula) alchimico. Ossia: spiritualizzare la materia e materializzare lo spirito.

Cabala

Il Pentateuco e tutta La Bibbia, incluso il Nuovo Testamento, sono testi simbolici cabalistici, e ben lo compresero nel Rinascimento quelli che furono chiamati cabalisti cristiani. A parte il Libro sacro per eccellenza (giacché nella Torah vi è tutto e la si identifica con la shekhinah, ovvero la si considera come la manifestazione–rivelazione universale, che costituisce il fondamento non solo di Israele, bensì anche del cristianesimo e l’islamismo), e il Sefer Ha Bahir, che si presenta sotto la forma di Midrash, sono due gli altri grandi testi cabalistici utilizzati da tutti gli Adepti di tutti i tempi: il Sefer ha Zohar, o Libro dello Splendore, ed il Sefer ha Yetsirah, che si suole tradurre come Libro della Creazione, o della Formazione.

Peraltro segnaleremo due cose: da un lato, le lettere dell’alfabeto ebraico costituiscono il soffio di Dio che ha dato origine al mondo, vale a dire che sono la manifestazione della trascendenza divina, e in esse diventa immanente; e dall’altro, la storia di Israele narrata nella Bibbia descrive un processo, un ciclo, che si trova diviso in subcicli di analoghe caratteristiche, che il Libro testimonia in modo letterale e criptico, e che si reiterano in forma indefinita, rispondendo allo stesso archetipo.

Il simbolo del cuore

Il cuore è stato preso sempre e in modo unanime come simbolo del centro nell’essere umano, e per estensione come il centro di qualunque corpo o organismo, o essenza di qualsiasi cosa. Verbigrazia: il cuore della montagna (=la caverna), il cuore del tempio (=il sacrario), etc. ; immagini tutt’esse di un Centro Primordiale e Archetipico, invisibile, infinito e simultaneo, attorno al quale girano e si armonizzano tutte le cose, costituendo questo a sua volta la loro causa ed il loro fine. Questo centro sempre presente é, nel piano, il riflesso di un asse verticale che attraversando tutti i mondi e connettendoli fra loro permette il passaggio dall’uno all’altro, per mezzo della manifestazione simbolica di cui il cuore è una sintesi unitaria perfetta. Esso è infatti il recipiente degli effluvi dell’al di là, di altri mondi più sottili che solo lui potrà ricevere, il che è reso evidente nel suo schema simbolico iconografico, nel triangolo equilatero con il vertice verso il basso.

La sua stessa posizione centrale sulla verticale della colonna vertebrale, così come la sua assimilazione nella Cabala a Tifereth ed al Sole (centro e cuore del firmamento) sono notorie e significative. È nel sacro cuore che si trova il nucleo dell’immortalità nel suo stato più sottile, occulto e patente, ed in esso si nasconde il soffio o alito vitale della divinità, la possibilità di connessione con altri mondi o piani della Realtà dell’Essere Cosmico, o stati della Coscienza Universale. Ed è proprio lì che si deve centrare tutto il nostro lavoro (non nel cervello duale), facendo attenzione a non confonderlo mai con l’interpretazione contemporanea, che si associa con il sentimentalismo, quando non con la più cruda ed elementare delle sensibilità. Il cuore è il centro della Croce, e pertanto un’immagine della quintessenza, del numero 5 (1+4), e del microcosmo.

Cabala

La lettera Yod, prima lettera del tetragrammaton (YHVH, Yod Hé Waw Hé), nome divino impronunciabile, ha la forma di un punto, simbolo dell’unità indivisibile, così come il centro geometrico di un piano qualsiasi. Il suo valore numerale è dieci, e i cabalisti lo interpretano come la totalità, simbolizzata dall’Albero Sefirotico e le dieci dita della mano. Questa totalità è un’unità (10=1+0=1), posto che comprende integramente la serie numerale e significa l’eterno ritorno dell’inizio e la fine. Per questo la si pone in primo luogo, e per la sua piccolezza designa l’essenza divina in quanto occulta e impercettibile.

Si dice anche che l’Alef è composto da quattro Yod. In questo caso la sua forma è "imparentata" con il numero quaranta, benché il suo valore numerale sia uno, in quanto è la prima lettera dell’alfabeto ebraico. In realtà 40 = 4+0= 4, e 4= 1+2+3+4=10=1+0=1. L’Alef vincola direttamente l’unità con il quaternario e il denario, i quali si possono considerare come aspetti dell’unità a distinti livelli. Peraltro si deve mettere in relazione tutto questo con i quattro fiumi del giardino del Paradiso (Pardes), che si scrive PRDS, ossia con le quattro lettere che emanano della fonte dell’Albero di Vita, posto nel proprio centro, e pertanto con l’irradiazione dell’unità nel dispiegarsi della manifestazione.

Allo stesso modo si vuole segnalare l’importanza del numero quaranta (le dieci sefiroth nei quattro piani) nella Tradizione Cabalistica (particolarmente nel caso degli anni che dovette pellegrinare Mosè nel deserto) e sottolineare che questi "quaranta anni" esprimono un ciclo simbolico atemporale, poiché essendo tutti i livelli legati fra loro, hanno anche un’espressione cronologica. Secondo i cabalisti pre–rinascentisti, solo a quarant’anni si potevano comprendere i misteri nella loro autentica essenza, epoca o ciclo che significava la maturazione necessaria per la realizzazione delle più alte e segrete verità.

Musica

Secondo i pitagorici e gli ermetisti medievali e rinascimentali, l’Universo intero è armonia che si traduce nella musica delle sfere celesti, e i movimenti ordinati dei pianeti, e i ritmi e cieli di tutto il creato. Queste "proporzioni", moduli, cifre e numerazioni si esprimono mediante il suono, e insieme intonano un canto che entrando in relazione, opponendosi e attraendosi, coniuga la Sinfonia Cosmica. In questo senso il mondo intero è come uno strumento musicale la cui cassa di risonanza porta gli intervalli o le "misure" suddette, che mediante accordi, silenzi e dissonanze, producono costantemente l’armonia della Manifestazione Universale.

La deità fa vibrare la corda, un estremo della quale è legato alla terra e regolato con altri diapason invisibili che uniscono i mondi planetari e angelici, e legano le distinte sefiroth, nomi e attributi divini fra loro. L’Universo è costruito con le leggi della musica, e pertanto la musica è magica e attua in questo modo. D’altronde l’uomo, ossia il microcosmo, essendo costruito analogamente al macrocosmo, deve essere necessariamente un piccolo strumento musicale, nel quale si trova tutta la scala e l’armonia in forma ridotta, incluse le dissonanze, i semitoni e anche le concordanze.

Segnaleremo che per la tradizione greca lo scopritore delle proporzioni musicali fu Pitagora, che visitando una fucina d’un fabbro trovò nel suono di cinque martelli battuti sull’incudine una consonanza. Immediatamente li fece pesare, ed escludendone uno, dissonante rispetto agli altri, si ottennero le proporzioni 12, 9, 8 e 6, e da queste cifre, corrispondenti ai pesi, nascono le consonanze che conformano la musica. Lo stesso Pitagora orientò le sue ricerche alla percussione delle corde tese e alla vibrazione universale che permette la risonanza dei pianeti del sistema solare, e l’unione di tutte le cose, nient’altro che l’espressione di quest’energia. Individuò determinati suoni nella Sinfonia Universale e stabilì la formula secondo cui il suono di una corda vibrante è proporzionale alla sua longitudine e alla radice quadrata della sua densità, e inversamente proporzionale alla radice quadrata della sua tensione.

I numeri musicali devono essere presi come "modelli" per la ricerca. Per quanto concerne la corrispondenza fra il denario e le sefiroth dell’Albero della Vita, si avverte che questa relazione non è da prendere in maniera letterale. I numeri –e anche le sefiroth– hanno molteplici vincoli, e il loro modello denario serve per segnare varie e diverse relazioni in scale distinte, le quali non conservano apparentemente un’esatta corrispondenza, né una stretta identità dal punto di vista del pensiero razionale e meccanico. Non si pretenda di incasellare l’inincasellabile, né di definire l’indefinibile. Lasciamo che il pensiero analogico si vada formando in noi, in quanto è nella misura in cui si realizza che potremo comprendere, senza forzarli, i segreti legami dei codici e delle scale universali, numeri o supporti (sostegni) simbolici di conoscenza, nei quali essi si manifestano.

Arti e artigianato

L’Architettura, le arti visive (scultura e pittura), gli artigianati in pietra o altri materiali, l’oreficeria e la ceramica, la cesteria e il tessuto, l’ebanisteria, la sartoria e l’arazzeria, sono mestieri tradizionali che si apprendono da maestro a discepolo –molte volte da padre a figlio– mediante un’iniziazione, che comprende la conoscenza dei segreti dell’arte in cui si lavora. Soprattutto l’artista è il creatore di tutto ciò che viene fuori dalle sue mani. Dove prima non c’era niente o dove c’era una semplice massa informe, si va producendo ciò che la sua idea o visione gli detta, finché non s’è plasmata definitivamente nell’opera. La realizzazione rituale e simbolica della ri–generazione, mediante la ri–produzione di segni, numeri e proporzioni conformi alla Legge Armonica dell’Universo, costituiscono la trasmissione di un messaggio per intermediazione della concentrazione, l’arte, e la scienza del creatore, e anche l’espressione dell’energia sottile che da lui emana. Apprendere a vedere richiede un allenamento che le arti tradizionali insegnano in maniera costante e reiterata. Le proporzioni del cosmo rivelano la sua forma e i numeri che la reggono sono il riflesso dell’Idea che continuamente lo conforma, così come l’arte del Tarocco lo testimonia.

Cabala: Zohar

È la più importante opera cabalistica, forse quella che più profondamente si radicò nell’anima degli ebrei dal secolo XIII al XVIII, e originò il fiore della spiritualità e dell’esoterismo ebraico, che è sussistito fino ai nostri giorni. Fonte di dottrina e d’ispirazione come la Bibbia e il Talmud, lo Zohar è un insieme di scritti non concepito in forma unitaria, bensì in forme multiple e differenti fra loro rispetto alla loro forma ed al loro contenuto. Non è possibile enumerare qui i distinti trattati teosofici, le storie novellistiche simboliche, i numeri e le associazioni occulte, le omelie mistiche, i commentari delle Scritture alle quali si attiene, le descrizioni cosmogoniche, gnostiche e filosofiche, tessute e rivelate nel linguaggio e nel sentire più segreto del popolo d’Israele.

Quest’opera straordinaria fu scritta nella Castiglia del secolo XIII da un ispirato ebreo spagnolo, Moises de Leon, il quale raccoglie interamente l’eredità e la radice del popolo ebraico, e la presenta sotto una nuova forma rivitalizzata, adeguata e accessibile al suo tempo. Si dice che questo geniale maestro vendeva i testi che lui stesso elaborava, facendoli passare come antichi, vale a dire che i nemici della Cabala cercano di farlo passare come imbroglione, quando non per un frodatore. Quest’ombra che si vuole estendere sulla figura di un saggio è propria degli elementi ed energie che si nascondono dietro le entità o soggetti che incarnano il pensiero antitradizionale, a volte senza saperlo.

Quest’onta che si pretende d’infliggere all’autore di un libro di Sapienza, è propria delle oscure e alterne passioni che provocano la Grazia e la Giustizia divina, che la parte inferiore dell’uomo nega. Il discredito e la calunnia sono stati esercitati e sparsi dall’ignoranza su tutti gli Adepti, per la loro stessa natura di esseri sacri e pertanto di oggetti tabù. È conosciuta l’attrazione ed il rifiuto che il tabù provoca nelle società profane e nell’uomo laicizzato. Zohar vuol dire in ebreo "splendore", e da un verso biblico di Daniele deriva il nome del libro, il quale in verità si potrebbe piuttosto attribuire a Moises de Leon. "Il saggi brilleranno con lo splendore del firmamento e coloro che insegnarono la giustizia alla moltitudine risplenderanno per sempre, eternamente come le stelle" (Daniele XII, 3).

L’esoterico e l’essoterico

Si dice che l’esoterico e l’essoterico costituiscono le due facce di una sola medaglia: due facce distinte e uno solo il materiale. Si suole anche comparare questa dualità, unica nella sua concezione, al simbolismo dell’arazzo, dove l’incrociarsi della trama e dell’ordito e la struttura del tessuto conformano il disegno visibile del tappeto. Ci sarebbe dunque una faccia interna, occulta ed invisibile, grazie alla quale è possibile la manifestazione esterna del disegno, il colore e l’apparenza sensibile dell’arazzo, che riconosciamo come tale per queste caratteristiche, benché sia ovvio che se non fosse per la disposizione e incrociarsi della trama e l’ordito, e per l’intelligenza che ha ordinato la sua struttura, questo arazzo non sarebbe altro che una confusione senza senso, un caos, vale a dire che non sarebbe.

È dunque evidente che esiste un primato fra una faccia e l’altra del tappeto, essendo quella interna anteriore e origine dell’esterna, la quale ha una ragione d’essere subordinata alla prima, benché sia complementare ad essa. All’interno e occulto ubbidisce l’esterno ed evidente, così come la parola è preceduta dal pensiero, ed è l’essenza di questo pensiero ciò che produce e giustifica la parola. In qualunque cosa e in qualunque azione avviene lo stesso: l’esoterico dà luogo all’essoterico, e conformandolo gli concede la sua validità.

Ricordiamo che questa doppia corrispondenza è pertanto reciproca, e si esprime in forma simultanea, che fa sì che l’una e l’altra si complementino in un tutto, anche se dobbiamo chiarire che agli occhi dei sensi ciò che prima si osserva è la faccia brillante e luminosa di qualunque espressione, la quale ci porta posteriormente a scoprire il significato della struttura occulta della trama che ci appare così invisibile e interna. Vale a dire che ciò che dal punto di vista del creatore dell’opera è il primo e principale, dalla prospettiva della creatura che osserva l’opera –che considera come la realtà– si mostra come un’oscura causa secondaria rispetto a ciò che è capace di vedere nell’arazzo.

La relazione di preminenza è dunque invertita l’una rispetto all’altra, benché si può anche avvertire che al di là di questa opposizione entrambi gli aspetti si coniugano nell’unità dell’opera, sia questa un’azione o una cosa. La Tradizione ha lavorato sempre con questi due concetti, che non si escludono, ma che al contrario non possono essere l’uno senza l’altro, e li ha associati unanimemente con i simboli del cielo e della terra che visualizza come le due metà, superiore ed inferiore, di una sfera. Ed entrambi costituiscono il corpo della sfera, benché il cielo, con il Sole nel suo centro, è ciò che origina la vita nel nostro pianeta.

Mentre l’interno o l’esoterico quasi non è percettibile, essendo essenziale, l’esterno o essoterico si manifesta in forma molteplice e visibile. Il primo è riferito alla qualità e alla sintesi, il secondo alla quantità ed al molteplice. E mentre l’uomo ordinario, immerso nelle tenebre del profano, ammira e venera il quantitativo, unica cosa che nel suo stato gli è dato osservare, l’iniziato conosce e lavora con il qualitativo, ovvero il sacro.

Realtà o finzione?

Se la vita è illusione per l’induismo, il buddismo, e altrettanto affermano i maestri ermetici, che sarà dunque la realtà? E allo stesso modo che sarà questa finzione? Se l’uomo è uno straniero su questa terra, e come tale vive quando comincia un lavoro interno estraneo agli altri, qual è il criterio di verità o menzogna? Che soglia sottile si trapassa tra una forma di vedere e l’altra? Se ciò che risulta più strano nell’uomo contemporaneo (di cui tuttavia facciamo parte) è la sua maniera di appigliarsi e identificarsi con le cose. Se si apre una porta e si fa un passo avanti, le cose sono ricoperte da un’altra luce e da un altro contenuto. Se chiudiamo questa porta e facciamo un passo indietro, queste stesse cose appaiono familiari al loro livello normale e quotidiano. Realtà o finzione? Concedersi la possibilità di vedere è qualcosa che viene punito dalla società che non aspira a questi progetti. Nel profondo del cuore uno si domanda chi abbia ragione. Però sarà la ragione lo strumento adeguato o lo strumento che ci permetta di delucidare queste esperienze personali? O sarà che semplicemente l’esperienza giustifica ogni nostra azione?

Complementarietà degli opposti

Indubbiamente il simbolo grafico più conosciuto della dualità, ossia della divisione di un paio di opposti che si complementano, è un pentacolo tradizionale cinese, oggigiorno ampiamente diffuso nelle nostre città, incluso in una serie d’immagini pubblicitarie o come semplice emblema, nella maggior parte dei casi orfano di senso veramente simbolico, e che prende il nome conosciuto di Yang e Yin. Quest’ultimo è l’aspetto femminile di colore scuro, e il primo è il componente maschile, chiaro, o illuminato a volte da un rosso brillante.

Questo simbolo, le cui porzioni esattamente uguali completano un cerchio, è a semplice vista la congiunzione del diurno e del notturno, del positivo e del negativo, dell’attivo e del passivo, riuniti in un terzo elemento neutro, il Tao, che li abbraccia entrambi, e che in sé non è né l’uno né l’altro, giacché Yin e Yang non sono altro che attributi del suo essere indifferenziato.

Dobbiamo qui ricordare, rifacendoci alla Tradizione Occidentale ed Ermetica, la concezione pitagorica e platonica della perfezione, equiparabile alla forma geometrica della sfera, o al circolo nel piano, e all’ermafrodita alchemico medievale o Rebis filosofico.

Questa complementarità di caldo e freddo, di cielo e terra e di ogni opposizione, non solo si equilibra e si bilancia nel Tao –che gli dà ragion d’essere e origine ad un tempo. In numerosi disegni si possono vedere questi elementi che si oppongono due a due (come allo stesso modo in altri simboli si complementano in modo cruciforme fra due opposti verticali–orizzontali), segnando in modo nitido il motore dialettico che permette il loro riprodursi in modo indefinito, visto che ogni Yin è capace di albergare il seme di un Yang, e inversamente ogni Yang contiene la potenzialità di un Yin, così come lo esprime la figura precedente.

Mitologia

I diversi significati dei miti e dei simboli non si contraddicono, benché si sovrappongano e si riferiscano tanto a diversi piani della realtà come a differenti aspetti della loro manifestazione. Il fatto è che un grado o tipo di lettura del mito (o del simbolo) non deve necessariamente escluderne qualcun altro, ma piuttosto questi sensi si complementano, dato che molte volte si riferiscono ad aspetti della realtà che in essa coesistono intrinsecamente.

L’uomo moderno è abituato a procedere in forma assolutamente binaria, ossia per sì o no (generalmente per il "buono" – sempre distinto e mutevole– che porta a negare il "male" implicito in qualsiasi manifestazione), ragione che caratterizza la sua educazione logico formale, che nel secolo XVII sbocca necessariamente nel razionalismo. È il prodotto della sua programmazione storica e con questi parametri crede di essere perfettamente in grado di poter giudicare e avvalorare tutto, senza comprendere che è una vittima del suo condizionamento. Sotto la sua scienza illusoria osa interpretare culture e pensieri che non solo non furono coniatie sotto tali semplicistiche e ingenue prospettive, ma che addirittura s’incaricarono di avvertire dei rischi di tali atteggiamenti dagli inizi della loro formulazione, dato che gli errori della società moderna sono già espressi in forma embrionale nei germi della Grecia classica, o nelle fondamenta di ogni organismo vivo (così come una civilizzazione), che in virtù della sua molteplice crescita si trova sempre più lontano del proprio stato originale, portando in sé impliciti gli elementi dissolutivi che lo precipiteranno nella sua caduta, degradazione e morte finale.

Pertanto l’erronea semplificazione di positivo o negativo (buono o cattivo) escludendo sempre l’uno in beneficio dell’altro, non è altro che un errore chiaro e netto, dato che le qualificazioni di cui si tratta sono valide solo da un punto di vista –ignorando il contrario– e sono soggette alla relatività del tempo, dato che ciò che è cattivo oggi è il buono di ieri, e ciò che oggi potrebbe considerarsi buono, è stato cattivo in tempi passati.

Il mito, nella sua propria ambivalenza, chiarisce questa ignoranza di cui vanno tanto orgogliosi i nostri contemporanei che cercano di essere "buoni", o in forma ancora più degenerata, "cattivi", senza comprendere che nell’insieme delle cose del cosmo e la vita (cioé in loro stessi) queste avvalorazioni arbitrarie sono soggette alle determinazioni individuali dei loro propri ego la cui convenienza interessata, sia sociale o personale, è il prodotto dei loro desideri, che li scuotono in tutte le direzioni, come il vento la banderuola.

Questo tipo di attitudine, ossia il misconoscimento delle leggi della cosmogonia,a cui i miti si riferiscono in primo luogo, li induce a disprezzare il mito, a viverlo come ignoranza, o quantomeno come favola o fantasia, o cercare di farne una classificazione mnemotecnica ed erudita, o nel migliore dei casi a interpretarlo in modo sciatto con una letteralità e mediocrità degna del pensiero della società che vive diametralmente separata dal significato che i miti racchiudono, nonostante il "postmodernismo".

I King, oracolo sacro

La tradizione Cinese possiede un libro oracolare analogo al Tarocco, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Il suo leggendario autore, Fo–hi fu un re–sacerdote come Melkitsedek, l’iniziatore di Abramo, (e come i saggi governanti di cui ci parla Platone). Il Libro dei Mutamenti (I King) è formato da 64 segni o esagrammi (ciascuno formato da sei linee) che sintetizzano la totalità dei mutamenti a cui è soggetta l’Unità nel suo processo evolutivo, e compone pertanto tutte le possibilità combinatorie che compongono l’universo (6+4 = 10). La serie dei segni procede dalla dualità primigenia con cui si manifesta l’Essere Unico. I due principi sono rappresentati rispettivamente da una linea continua (yang) e da una discontinua (yin). Questi principi si combinano in 8 figure ternarie o trigrammi, che simboleggiano i tre regni della creazione. Queste figure, secondo quanto ci dice la leggenda, furono viste da Fo–hi quando questi contemplava il guscio di una tartaruga, simbolo dell’uomo universale, giacché alberga l’essere vivo fra un tetto di volta ed una base quadrata. Disposti in maniera circolare intorno al simbolo della triunità suprema (T’ai Chi) i trigrammi compongono la Rosa dei Venti, chiamata Pa–Kua. Diamo qui di seguito i trigrammi:

Diamo qui di seguito i trigrammi:
K'ien Il cielo, il padre, il forte e creativo, la testa, il cavallo.
K'un La terra, la madre, il dedito e ricettivo, il ventre, il bue.
Chen Il tuono, il primogenito, il movimento, il piede, il dragone.
Sun Il legno, il vento, la figlia maggiore, la penetrazione, il muscolo, gli uccelli del cortile.
K'an L'acqua, la luna, il secondo figlio, il pericolo, l'orecchio, il maiale.
Li Il fuoco, il sole, la seconda figlia, il luminoso, (lo splendore), l'occhio, il fagiano.
Ken Il monte, il terzo figlio, la quiete, la mano, il cane.
Tui Il lago, la figlia minore, il piacere, la bocca, la pecora.



Gli esagrammi sono composti da due trigrammi sovrapposti, dai quali proviene il loro numero totale di 64 (82, o 43, o 26). Il sapere contenuto nel Libro dei Mutamenti ha originato molte applicazioni, (l’invenzione della scrittura, l’agricoltura, le scienze e arti sacre come la consultazione oracolare, l’arte della guerra o la ginnastica sacra T’ai Chi.

Benché provenienti da distinte tradizioni, il Tarocco e l’I King presentano affinità e similitudini importanti: entrambi hanno il loro fondamento nella struttura quaternaria e parlano in un linguaggio magico– simbolico, esprimendo ciascuno a suo modo una cosmologia; entrambi sono oracoli sacri e i loro risultati si producono in una apparente casualità. La conoscenza dell’I King e la pratica di questo libro possono essere di grande utilità per tutti coloro che si interessano all’uso del Tarocco. I suoi ideogrammi contengono un testo costituito dai commenti di saggi di diverse generazioni che ci possono ben servire da esempio di come un simbolo sintetico possa essere oggetto a multivalenti spiegazioni e significati, soprattutto al porsi in corrispondenza con un altro segno. Le idee sacre e rivelate che entrambi gli oracoli contengono, entrando in relazione, generano nell’osservatore immagini che lo mettono in connessione con l’archetipico e spirituale.

Citeremo un paragrafo dell’esagramma numero 4, che ci indica il giusto modo di porsi di fronte al maestro e all’oracolo: "Le risposte che il maestro dà alle domande dell’allievo devono essere chiare e decise come le risposte che si desidera ricevere da un oracolo. Esse poi debbono essere accettate come soluzione dei dubbi e come decisive. Continuare a interrogare con domande diffidenti o sbadate serve solo a importunare il maestro e sarà meglio che questi taccia, trascurandole come fa l’oracolo che dà una risposta sola e, si nega di fronte a domande che denotano dubbio o che cercano di metterlo a prova".

La Mano

La mano, che come tutti sanno è l’utensile dell’intelligenza, comprende e manifesta macrocosmo e microcosmo.

Tutto è in lei presente, perché tutto sta in tutto; e la chiarezza della mano sintetizza geometricamente le possibilità dell’essere universale attraverso l’essere particolare.

Il disegno della mano esprime sensibilmente l’energia dell’umano, ed è a un tempo un prodotto e un intermediario della grafia del cosmo, e di quella di colui che disegnò questo strumento per distinguere l’uomo dal resto delle specie.

La Cabala ha utilizzato la mano come un modello universale e come un piccolo tutto, e c’é una corrispondenza fra la sua struttura e le diverse lettere e numerazioni, legate con le interrelazioni di uno stesso linguaggio universale.

Questo pentacolo, essendo per definizione "un piccolo tutto", è anche per certi cabalisti un talismano e un amuleto di potere universale. Nel mescolare le carte e nell’effettuare le stese la mano del maestro del tarocco o artigiano dell’immaginale non é, come si può comprendere, poca cosa.

La Vittoria

Risulta irrisorio o singolarmente contradditorio, o addirittura atroce, in ragione del punto di vista che si adotti, che i nostri contemporanei credano che la vittoria sia l’esito raggiunto nelle loro vane e terribili imprese. Lo sterminare il nemico, l’annichilire il contrario, sono prese come esempi di trionfo che si pongono in lungo e in largo nelle loro "concezioni", alle quali la loro esistenza ubbidisce ciecamente. Non interessano in nessun modo gli obiettivi, siano questi mediati o immediati, se ci sono, compreso il fatto che si possano alterare o cambiare completamente nel tempo; ciò che interessa è l’ebbrezza della "vittoria".

Questa visione delle cose è palese nell’attuale occidente, che adotta la forma legalizzata della competenza (a cui si attribuisce una qualità secondo se stessa), in cui sempre e necessariamente deve esserci un trionfatore, l’uomo di "esito" sotto ogni aspetto, che per il semplice fatto di avere un "esito", suppone di essere meglio degli altri, considerandoli inferiori a lui. Questa "fama" viene acquisita e invidiata da coloro che non la possiedono, che a loro volta si sentiranno stimolati dal desiderio di possederla a qualunque prezzo. La piattezza e pericolosità di questi criteri sono evidenti per coloro che già sanno che il più piccolo è il più potente, hanno conoscenza di arti marziali, e conoscono la potenza dello Spirito nella loro interiorità. D’altro canto questo tipo di attività, legate al potere personale e a mediocri pretensioni di carattere psicologico, sono proprie di coloro che per una ragione o un’altra non accedono al lavoro interiore e confondono i loro innumerabili ego (di continuo cambianti) con l’Io; confondono il fittizio essere particolare (che oggi vuole essere una cosa e domani un’altra e così continua volendo) con l’Essere Universale, giammai e per nulla condizionato.

Non invano ricordiamo che la traduzione del nome ebraico della sefirah segnata con la numerazione sette è Vittoria e rientra in tutti gli attributi di essa che si sono andati spiegando, che non hanno niente a che vedere con le concezioni moderne sull’esito nella vita, ma piuttosto con l’autentico trionfo su noi stessi (reiterato più volte nel rito dell’esistenza) il che equivale alla vittoria sull’avversario (che nonostante la nostra continua lotta a volte ci sconfigge) e che nella maggior parte dei casi prende la forma delle concezioni dell’uomo vecchio, che pensa ancora di vincere in un’inesistente competitività priva di senso. Tutto ciò ha particolare importanza nella lettura di certe stese di tarocchi.

Il tarocchista prigo

Impastato nelle proprie fobie e manie apprese, che la televisione reitera ogni giorno, il tarocchista fallito è il mezzo, la moda e chissà, il calcolo infinitesimale delle sue modiche possibilità; pigro, lento e protetto dalla società che lo circonda e dal suo costante timore per l’equivoco, oltre che dalla sicurezza della propria grandezza, il tarocchista del potere mira sempre a cose immediate come se fossero essenziali, perché non si permette di guardare un po’ al di là dell’habitus che l’opprime: per tale motivo colui che pretende quasi in esclusiva un modesto destino deve dedicarsi alle malefiche arti della letteralità. Tutto ciò viene detto come avvertimento per coloro che per una o varie circostanze non abbiano compreso che "colui che semina vento raccoglie tempesta".

Il senso dell’umorismo

È importante indicare che negli ardui lavori che circondano un alchimista, questi può contare su un balsamo catartico a volte tanto purificatore come la penitenza. Ci riferiamo espressamente al "senso dell’umorismo" che è un ausilio e un rifugio e più ancora un’energia benefica e anche dissolvente che viene a confortarlo: soprattutto è ausilio in momenti in cui è veramente difficile affrontare determinate concezioni e modi di attuare generalizzati, che non di rado toccano il grottesco o sboccano in delirio stravagante.

Molte situazioni della vita possono essere portate in modo più lieve con "senso dell’umorismo", e questo stesso senso emenda certi difficili e grandi labirinti in cui potremmo perderci. Dentro la gravità e la solennità dei temi e la realizzazione delle carte del Tarocco, il non prendersi sul "serio" in certi momenti, né noi né la nostra problematica, produce un’immediata levità che ci ricolloca nel nostro cammino. Questo è un modo semplice e utile di poter sopportare determinati eccessi e pesantezze che all’emanare da noi stessi possono essere combattuti grazie alla levità e leggerezza di un’attitudine a tratti umoristica. Risulta chiaro d’altronde che non si tratta di soffocarsi continuamente in scoppi di risa. Però a volte è sommamente riconfortante l’allegra e sonora esplosione di una risata opportuna.

Di fatto molti iniziati assumono l’aspetto di veri burloni, lo segnala René Guénon in Iniziazione e Realizzazione Spirituale; anche se questa forma, d’apparenza strana di fronte ai pregiudizi e alle aspirazioni della classe media e del mercato di consumo, non è ben accetta, e nemmeno le concezioni di un mago o il comportamento sciamanico, che non sono la norma nel gusto sciatto del mondo. Il maestro del Tarocco eredita gli allegri colori delle carte e le attitudini prive di preoccupazione o per fortuna disinvolte, del Mago e del Matto, più mercuriali che saturnine, gesti che ci riportano ai giullari e trovatori medievali della Provenza, e anche d’Italia e Spagna, di cui una delle città più importanti, Marsiglia, ci tramandò il mazzo esoterico.



Acqua. L’acqua è anteriore al sole e alla terra, che da lei emerse. Gli antichi chiamavano acque superiori quel mondo segnato dai fenomeni atmosferici, e l’aria come suo mezzo naturale, che ha il cielo come cupola; e acque inferiori ai liquidi che conformano i mari, fiumi, laghi e sorgenti –ed i loro equivalenti psicologici e gnostici– presenti in tutto il pianeta. Le acque sono simbolo di purificazione come ben si può vedere nelle società arcaiche che alludevano ad esse nella ricerca di una nuova vita (per esempio: il battesimo cristiano).

L’acqua, energia passiva, feconda costantemente l’attività delle potenze. Nella lamina XIIII si frammischiano le acque e paradossalmente, nella XVII, gli stessi liquidi, raccolti dal letto di un fiume, tornano a reintegrarsi nella sua corrente. Le acque sono un veicolo necessario per la riproduzione di tutte le specie: le acque piovane sono state considerate costantemente come un fattore imprescindibile per la generazione universale, tanto che le deità della pioggia occupano un posto analogo o anche più importante di deità solari di alcuni pantheon: la siccità è sinonimo di maledizione (vedere luna, nube, gambero). La coppa, l’uomo coppa, o pietra viva, nasce dall’attività del cielo propagati dalle piogge sacre

Ali. Le ali caratterizzano tutto ciò che vola (vedere uccelli, aquila). L’araldo alato della lamina XX annuncia la nostra resurrezione. Alcuni vedono nel trono dell’Imperatrice (carta III) una forma d’ali. Cupido, grazie alle sue ali, sembra "galleggiare" nello spazio (lamina VI). L’Angelo della Temperanza (arcano XIIII), la Sfinge Immobile della carta X, e il Diavolo, possiedono ali ma non sono sospesi nell’alia o acque superiori. Ciò, lungi dall’indicare che non volano, potrebbe segnalare la possibilità che possiedono di farlo. Infine nella carta XXI, Il Mondo, possiamo osservare un angelo in corrispondenza con l’evangelista Giovanni, il discepolo amato, erede del testamento cristiano ed autore anche del Libro della Rivelazione o Apocalisse dove appaiono numerosi angeli o personaggi alati. Raccomandiamo la lettura di questo libro, specialmente il capitolo XXI (vedere il seguente termine).

Angelo. Visibili nelle carte VI, XIIII, XX e XXI, gli angeli rappresentano stati sottili dell’essere e si occupano di realizzare le chiamate e gli annunci per iù risveglio della coscienza. Secondo le Tradizioni chiamate "del libro" il Diavolo, carta XV, è un angelo caduto (vedere ali).

Animale. L’animale sintetizza le potenze istintive e a volte bestiali degli esseri umani. I popoli antichi hanno sempre creduto nell’esistenza di un alter ego animale strettamente vincolato all’uomo. Tutti gli animali esistenti in diversi luoghi geografici e in differenti tempi storici, sono stati simboli importantissimi compresa la cosmovisione dei popoli arcaici. Nel cristianesimo accade lo stesso e non solo si devono ricordare i vari ammali che appaiono nei vangeli in relazione alla vita di Gesù ma anche tutto il bestiario cristiano e le sue associazioni con Cristo, la Chiesa, gli evangelisti e alcuni santi.

Appeso. Stare appeso, in lingua popolare, equivale a essere "venduto" o "consegnato", ovvero privo di qualsiasi protezione, è l’essere rimasto privo di ciò che giammai si è posseduto. La spettacolarità della carta XII che lo figura consiste nell’idea di inversione (vedere). Tanto il personaggio centrale quanto i due alberi troncati ed equidistanti che lo affiancano germinano nella terra mentre le sue strane radici sembrerebbero avere origine celeste.

Aquila. Fra tutti gli uccelli, si distingue quasi unanimemente l’aquila, non solo come portatrice di buon augurio, associato a tranquillità, forza, maestà, altezza, ma anche come parte degli attributi della regalità, o nobiltà, precisamente per le cameristiche del suo volo, il suo sguardo penetrante, il dono di cacciare e l’impertubabilità della sua esistenza. Nelle lamine III e IIII si osservano aquile imperiali viste dal lato sinistro e destro. Nella XXI, dove i quattro evangelisti vengono simboleggiati dai segni zodiacali fissi, si osserva un’aquila, immagine antica dello Scorpione.

Arco. La tensione dell’arco sta in relazione matematica con il potere della freccia (ved.). Pitagora studiò queste corrispondenze, in relazione alla misura della corda. L’arco guerriero è uno strumento vibratorio che imprime a distanza la sua potenza anonima. In molti popoli arcaici i limiti del territorio erano stabiliti dalle distanze che percorrevano le frecce lanciate dai capi verso le quattro direzioni dello spazio.

Artiglio. Gli artigli sono le armi delle fiere, e sono stati considerati come talismani in tutti i popoli del mondo. Gli artigli del nemico, gli artigli della mode, sono stati considerati sempre come solidificazioni di avvenimenti estremi dove la lacerazione delle membra precede la ricostituzione degli stessi su un altro piano, o sfera della realtà (carte X e XV).

Atanor. Uno dei pochi simboli muratori presenti nel tarocco è l’arcano XVI, chiamato La Torre di Distruzione o Casa di Dio. Alcuni degli artisti che si occupano del Tarocco e giocano con questo vedono in questa torre un’immagine dell’atanor alchemico, dove gli alchimisti preparano le loro cotture, il quale è stato a sua volta assimilato all’anima o psiche umana. In un determinato momento, tutto ciò che si era riusciti a comprendere, improvvisamente viene distrutto ed il filosofo rimane di nuovo digiuno. Ricostruire pietra per pietra l’atanor è tornare a integrare un ordine nel quale gli esseri umani sono compresi.

Aura. Luminosità extracorporale che si produce in molti casi come fenomeno naturale gli studiosi della scienza ermetica, che per la natura del loro lavoro sono in grado di legarsi con la metafisica. Nell’iconografia medievale saggi, santi e illuminati sono soliti essere circondati da un limbo di luce transpersonale che nella vita quotidiana molti "psichici" dicono di percepire nei loro simili. Nella lamina XX vediamo quest’aura nell’angelo annunciatore, e nella XXI dobbiamo scorgerla nel simbolismo degli animali, benché non compaia nel toro, equiparato alla terra.

Bacchetta. Questa versione civilizzata del bastone primitivo è uno strumento magico per eccellenza, e come questo manifesta l’elemento radiante o fuoco, equiparalo anche alla passione o amore (si ricordi che Eros è cieco), necessario per qualunque produzione.

Barba. Virilità, decisione, autorità, presente per esempio nell’Imperatore, i re di coppe e denari; indica anche Sapienza nel caso del Papa, Ierofante o psicopompo e nel numero VIIII, L’Eremita.

Bastoni, bastone. Attivi, fallici, simboli del legame verticale fra cielo–terra (vedere scettro). Nelle tribù primitive indoamericane e africane, come il baculo, è strumento cerimoniale proprio degli sciamani; segno d’autorità.

Bene e male. Due cammini. Nell’arcano numero VI si trova cabalisticamente mostrata la decisione di tum personaggio attratto da due forze ugualmente poderose e importanti. Nel pitagorismo queste due energie erano significate dalle biforcazioni della lettera Y, che nate da una radice comune obbligano a prendere una decisione in accordo con il cammino tracciato. Nel loro aspetto morale queste forze opposte però latenti nell’anima dell’Innamorato non sono altro che la costante congiunzione di opposti a cui si vede costretta qualsiasi anima nel cammino della sua Liberazione. Il bene e il male non sono altro che due aspetti di una stessa cosa, a meno che il Bene si scriva con maiuscola e sia identico alla Liberazione. In questo caso il bene sarebbe uranico ed il male (ctonio, stabilendo così una gerarchia naturale fra l’essere e l’altro, l’autentico Io e l’egotico personale.

Bilancia, equilibrio. La bilancia, come forma dell’equilibrio, mantiene un asse fisso e immobile, polare, che permette di avvertire la dualità dei pesi in ciascuno dei suoi due piatti. Immagine dell’equidistanza, è sensibile tuttavia ai pro e contro che costantemente conformano l’universo. Gli antichi videro nel cielo l’ideogramma della bilancia che essendo in principio polare fu posteriormente trasposto all’ordine zodiacale. La bilancia è visibile nella carta VIII, La Giustizia. Fin l’ultimo dei tuoi capelli è contato.

Borsa, sacchetto. La borsa o il sacco denotano la parte più intima, l’appartenenza interna di ogni soggetto; per questo è anche un simbolo dell’essere e delle possibilità di quanto vi è contenutto. Tutti i nostri oggetti necessari i nostri strumenti magici si trovano nella borsa; ancor oggi, le nostre chiavi, il nostro denaro (mezzo di cambio), le agende degli indirizzi (ovvero la relazione con l’intorno), ed anche le nostre caste di credito, quelle orribili ed efficienti targhette plastiche, ce le portiamo dentro la borsa. Gli sciamani indoamericani usano portare i loro oggetti di potere durante tutta la vita in involucri o pacchetti sommamente consacrati che occultano il loro contenuto agli sguardi dei volgari profani. Niente di valore commerciale si trova in essi, solo sono oggetti totalmente cosmicizzati per la loro propria natura simbolica, o sovracosmica. Nell’arcano senza numero, denominato Il Matto, questi porta occulte nel suo sacco tutti i suoi averi.

Cane, Lupo. È dubbio se nella carta XVIII, La Luna, appaia una coppia di lupi o di cani, o se uno di loro sia cane e l’altro lupo. Ciò che è certo è che entrambi gli animali ululano in direzione dell’astro notturno, chiamando i suoi effluvi che si spargono in forma di gocce. Il cane è esempio di addomesticamento e fedeltà, mentre il lupo resta selvaggio e molte volte solitario.

Cappa. Molti dei personaggi delle carte della corte e degli arcani maggiori appaiono coperti da una cappa. Questa protezione contro il freddo è anche sinonimo di occultamento, così come la toga dei giudici e dei maestri in Diritto che esprime la solennità della Giustizia. Tutt’oggi canonici, monsignori, letterati, semplici borghesi di Castiglia, e la maggioranza degli indiani che si coprono con ponchos conservano il loro calore interno protetti in un manto legale che nessuno oserebbe proibire.

Cappello. È segno di energie superiori, quelle che si ubicano simbolicamente sulla testa, ed in questo senso si pone in relazione con la corona e le corna (vedere). Così come serve per proteggere dal sole, dall’aria e dall’acqua, è simbolo di protezione. Nelle carte I e XI, Il Mago e La Forza, osserviamo un cappello simile, con la forma di un otto allungato, simbolo del movimento continuo. Questo cappello appare anche in varie figure della Corte.

Cavaliere. Esiste una associazione molto stretta fra colui che monta il cavallo e il cavallo stesso, ovvero del veicolo nel suo insieme, a tal punto che gli autoctoni americani durante la invasione spagnola credevano vedere in questo un solo animale favoloso. I cavalieri del Tarocco appartengono all’antico ordine medievale in cui l’autorità era esercitata dai saggi, i quali concedevano il potere ai guerrieri e alle loro corti come prosecuzione del loro mandato divino; commercianti e borghesi e coloro che si dedicavano ai lavori più semplici completavano lo schema tradizionale. Gli ordini militari di tutti i popoli hanno contribuito in modo diretto e attivo alla generazione universale. (Vedere cavallo).

Cavallo. Veicolo terrestre per eccellenza, il cavallo, dotato di una quantità di condizioni (forza, destrezza, intuizione) poste al servizio dell’uomo, gioca un ruolo importante nella simbologia. Il suo spostamento, come nella carta VII, è associato alla mobilità ed alla vita come un viaggio per terra, come anche si può osservare nei denominati Cavalli o Cavalieri delle carte della Corte. In numerose mitologie e racconti magici sono frequenti i cavalli che parlano. I cavalieri sono coloro che dirigono abilmente la rotta e la direzione della bestia.

Carro. Il carro del Sole è l’archetipo dei carri guerrieri; Assiri e Caldei come Greci e Romani imitavano i percorsi del dio solare con i loro carri da guerra, nei loro viaggi di caccia o esplorazione verso lo sconosciuto. I bassorilievi assiri esprimono costantemente l’idea di carro o ruota (vedere), mediante la quale si potrebbero portare al limite le possibilità insite nell’anima degli uomini. Conquistare territori o essere uno solo con il nuovo conosciuto vuol dire dipendere dal carro, come veicolo, per queste conquiste.

Collare. La collana come il rosario, è simbolo dell’incatenamento dei mondi o degli idescrivibili stati dell’essere universale, fuori dal quale tutto rimane escluso come impossibile. I vari grani e pietre preziose della collana si trovano unite e trapassate all’interno da un filo sottile (sûtrâtmâ, vedere tonsura), che lega tutti gli esseri e stati in un essenza comune. Vediamo collari nelle carte III, IIII e VIII. Gli corrisponde anche il simbolo generale del cerchio, della sfera e della ruota (vedere).

Colonne. Sono notevoli le due colonne che possiamo osservare nelle carte II e V. Rappresentano i due pilastri attivo e passivo, dell’Albero sefirotico; quelli dell’amore e del rigore, della costruzione e della distruzione, visibili nel simbolismo massonico nelle colonne J e B, che provengono a loro volta dalle colonne del Tempio di Salomone. I personaggi centrali di queste carte, la Papessa ed il Papa, rappresentano la terza colonna neutrale, quella dell’equilibrio. Stare fra le colonne vuol dire avere un posto significativo nel cosmo. Nella carta VII, le colonne sono quattro e sostengono la costruzione cosmica. La struttura della carrozza è quadrangolare, mentre il baldacchino che serve da tetto mantiene una forma a boveda, rappresentando entrambi, rispettivamente, la terra e il cielo; questo stesso simbolo si può osservare in letti medievali e rinascimentali. Anche qualunque porta che segnali il passaggio da uno spazio all’altro è realizzata sulla base d’un paio di colonne che sostengono la costruzione.

Coppa, calice, recipiente, brocca. Ovviamente questi elementi sono ricettivi tanto per i liquidi, i quali vi si modellano, quanto per gli effluvi divini o acque superiori, chiamate celestiali, equiparate all’elemento aria, e allo stesso modo i venti e tempeste che la serie di spade manifesta.

Corna. Simbolo di difesa e di rifiuto di energie malefiche, si suole metterli in relazione con la corona (vedere), perché sono poste entrambe sul capo e per la radice KRN che dà origine ad entrambe le parole. Appare nei vestimenti di vari sciamani. Contrariamente ne Il Diavolo (carta XV) sarebbe una forma di irradiazione delle energie caotiche che lo caratterizzano.

Corona. Nella simbolica cabalista, Corona è la traduzione dall’ebraico del nome della sefirah numero 1, Kether, ciò che si trova al di là della testa o cuspide. È pertanto attributo della divinità, della regalità, ed esprime la funzione guerriera così come la tiara (vedere) indica la funzione sacerdotale.

Costruzione. La struttura matematica ermetica del Tarocco, è in se stessa una costruzione completa, lo stesso succede con le persone che lo interiorizzano, che vanno facendo di loro stesse una nuova dimora. Quest’oracolo, proveniente dalla tradizione ermetico alchemica, è intimamente legalo non soltanto a ordini cavallereschi e guerrieri ma anche a ordini di costruttori ed artisti che ereditano il loro simbolismo iniziatico dalla costruzione del tempio di Salomone, che a sua volta conosce origine molto più antiche. Nelle carte XVI, XVIII e XVIIII si vedono simboli muratori. Anche nell’Asso di Coppe, che sembra figurare un castello o un sacrario.

Croce. La croce rappresenta l’interazione della verticale con l’orizzontale, come due piani opposti qualitativamente distinti. È anche simbolo chiaro del quaternario, e pertanto si manifesta in forma spaziale in base al percorso solare, marcando la presenza delle stagioni annuali e delle età nella vita di un uomo, per citare solo alcune delle sue manifestazioni. È precisamente nel suo aspetto temporale che si suole circoscriverla in un cerchio, che tocca in quattro punti equidistanti e analoghi, nel caso in cui questa croce sia di braccia uguali. Segno precristiano é insieme al cerchio e al triangolo uno di quei segni che potremmo chiamare veramente arcaici, generativi e connaturati all’uomo, grazie al quale questi ha potuto essere veramente un emissario fra terra e cielo. Tutte le croci che si trovano nelle lame del Tarocco sono croci di braccia uguali, come quelle che realizzano L’Appeso, L’Imperatore ed Il Mondo con i loro piedi. Il Papa sostiene con la sua mano sinistra una croce gerarchizzata in tre piani, analoga alla miracolosa Croce di Caravacca, in cui alcuni vedono lo schema dell’Albero della Vita cabalistico.

Cuore. Benché non sia visibile il cuore nelle carte del Tarocco, questo viene rappresentato dalle coppe ed è segnalato nella carta VI, L’Innamorato. Essendo quest’organo primordiale l’abitacolo del divino, luogo centrale in cui si alloggia l’essenza unica dell’essere. Nella carta IIII, L’Imperatore, il cuore si segnala con la pietra verde del suo collare; e nella V, Il Papa, le dita che benedicono lo toccano. Il "seme" di coppe, nel mazzo francese, si sostituisce con il "seme" di cuori, essendo simboli analoghi, giacché ambedue sono il ricettacolo degli effluvi celesti. Nel Popol Vuh la deità più alta è chiamata "Cuore del Cielo", ed ha come sua replica esatta nel polo della manifestazione un’altra entità denominata "Cuore della Terra", direttamente imparentata con il Dio Mondo che tuttora venerano gli indiani quiché.

Denari, Oro. L’oro significa la perfezione materiale e pertanto si associa al piano della concrezione della materia nella ruota costante degli elementi. È anche considerato estremamente prezioso per le sue caratteristiche di lucentezza ed è sempre stato interpretato come un’immagine del sole (vedere sole) nella terra. È inoltre un elemento di scambio ed è stato così utilizzato come modello di moneta in pratiche di interelazioni o commerciali.

Diavolo. (Vedere schiavitù). Il diavolo rappresenta le energie ctonie e tutta la manifestazione mutevole, molteplice e materiale. È un angelo caduto che può essere riconosciuto in chiunque, però è anche maestro e psicopompo, che mostrandoci le profondità dei suoi regni sotterranei ci dà la possibilità di raggiungere la pietra occulta nell’interiorità della terra e di redimerci da questa caduta accedendo alla conoscenza di ciò che è impercettibile e che unisce il bene e il male. Quando il Sole arriva al suo punto più basso non può altro che ascendere.

Discepolo. I personaggi che sono di spalle nella carta V, Il Papa, e che si trovano con le braccia aperte in attitudine recettiva, sono i discepoli che ricevono l’insegnamento tradizionale dall’Ierofante, o maestro dell’Arte del Tarocco, rappresentante del Signore del Tarocco, che attraverso immagini e colori provoca l’apparizione del maestro interiore. Questi ci offrirà via via le chiavi che apriranno le porte degli arcani. Ricevere senza pretendere di essere ciò che non si è, è proprio di un discepolo di buona condizione, ovvero di colui che si appresta veramente a ricevere, e che sua volta potrà esercitare la sua arte o professione, in questo caso, l’Arte del Tarocco.

Falce. Ciò che si semina si deve raccogliere, e così succede con i venti e le tempeste. La mietitura avviene in momenti precisi e periodici; questa forma di ottenere il grano o alimento vitale è tanto imprescindibile per l’uomo come per gli dei che la crearono. Mietere è distruggere la pianta per raccogliere l’alimento che sostenta. Nel suo senso iniziatico equivale a spezzare tutte le nostre parti disperse per tornare a viverle nell’unità ofiginale. Lavoro per eccellenza, la mietitura è la raccolta attuale e futura, d’accordo ai ritmi e cicli della nostra gran madre nutritrice, la terra. Nella carta XIII si vede uno scheletro falciatore che ha fatto a pezzi diverse parti di organismi di per sé già divisi. La terra nera dell’indifferenziazione finirà per generarli di nuovo.

Fiori. I fiori precedono il frutto e lo annunciano in modo profumato e sottile; Essi stimolano uno dei sensi più delicati nell’uomo, l’olfatto, che è lo strumento istantaneo della memoria. Il colore indefinito dei fiori, sempre mutevole, trae all’esistenza, la varietà incessante delle luci che adornano la vita. Essi esprimono la gloria del loro Creatore e giammai Salomone, nella sua infinita grandezza, poté vestirsi più splendidamente di un giglio del campo. Appaiono in forma naturale negli arcani minori e anche se pensiamo che non sono puri oggetti decorativi, tuttavia gli attribuiamo un’importanza secondaria. Fiori in forma di gemme o diademi si trovano nell’iconografia delle carte II, V e XIIII.

Freccia. La freccia è un’arma connessa con l’elemento aria, e come tale porta piume d’uccello che controllano le sue direzioni. In questo senso colui che è toccato da una freccia è analogo a colui che è stato toccato da un raggio. Scagliata dall’arco degli dèi o degli spiriti, segnala l’eletto, molte volte anche la vittima, i messaggi di cui è portatrice. Carta VI.

Gambero. Antico segno zodiacale del Cancro, con il quale si associa per mezzo delle acque e la luna che li governa. Il gambero abita lì così come si può osservare nella carta XVIII. Un’altra delle sue caratteristiche è camminare lateralmente e nascondersi con gran rapidità.

Gemelli. Simbolo tradizionale dell’unione, di ciò che essendo duplice è nato ciò nonostante da uno stesso uovo, i gemelli abitano tutti i panteon: Castore e Polluce, Romolo e Remo, Krishna e Arjuna, QuetzalcoatI e Xolotl, Hunah–Pù e Ixbalanché, etc. Molti di essi tuttavia si trovano divisi e possono perfino essere opposti o nemici, come esprime con molta chiarezza il famoso yin–yang dell’estremo oriente. Il fenomeno dei gemelli sempre ha causato stupore ed è stato spesso tabù in diverse culture. Tra gli indiani Pueblo, simboleggia il pianeta Venus nei suoi due aspetti, di stella mattutina e vespertina. Nella carta XVIIII la coppia di infanti identici esprime l’unione del binario determinata dall’unità dell’amore. Nella carta XV si può ugualmente osservare un paio di diavoletti incatenati e seminudi, espressione chiara dell’ambivalenza che suole reggere i nostri pensieri e le nostre azioni.

Giullare. Il giullare è colui che fra arguzie, scherzi e allegnie riproduce in modo amabile i tranelli, gesti e paradossi del suo Creatore. Il nostro personaggio canta mediante trabocchetti la realtà del creato del quale lui solo vive come un attore nell’indefinitezza dei gesti e delle memorie che abitano il teatro del mondo. Il giullare è un burattino che ripete, ricreandola, la creazione originale della quale è uno strumento. Sempre scherzando o in festa, quel giullare che tutti possediamo ci rallegra a volte con una speranza che già fu, o con un passato totalmente futuro. Personaggi come quelli della carta senza numero, chiamata Il Matto, e la I, Il Mago, percorsero (e percorrono), secondo il Tarocco, i cammini d’Europa e del mondo.

Guanto. Il Papa, arcano V, porta nella mano sinistra un guanto con una croce bordata che ne sostiene a sua volta un’altra (vedere croce); con la mano destra benedice mentre con la sinistra conserva gelosamente i segreti della tradizione rappresentando i sensi esoterici ed exoterici in cui questa si esprime.

Ierofante, papa, psicopompo. L’autentico ierofante è in primo luogo uno zelante guerriero, guardiano del sacro, incaricato di attrarre le emanazioni celesti, invocare gli dei e praticare i riti che fanno sì che la Tradizione rimanga viva grazie alla generosa trasmissione rigenerativa che realizza messaggi e rivelazioni di cui è stato dotato. Sia in forma di stregone, sciamano, sacerdote, guaritore o psicopompo, apre le porte dei giochi di relazioni più semplici risolvendo gli enigmi esistenziali, questo personaggio non è pericoloso, salvo quando è irritato. In questo caso è da temere.

Imperatrice, regina. La regina è anzitutto la sposa del re, suo complementare, e come tale riceve le energie celesti che danno al suo sposo la sovranità, in modo riflesso e pertanto compartito. La regina è tale in quanto lo è in se stessa: il suo regno è interiore, segreto, ma verificabile. La vera regina non ha bisogno di potere perché lo ha; è soggetta alle pressioni del mezzo (alle dicerie della corte), sa mantenere una distanza equanime che non è altro che il riflesso dei suoi pensieri. La dama è anche la regina del cavaliere, l’ideale femminile per eccellenza. Imperatrici e regine sono identificate con il più alto potere temporale, la regalità e la nobiltà.

Inversione. Il Tarocco ci insegna a realizzare la congiunzione degli opposti mediante la inversione dei colori delle carte o della direzione a cui mirano i diversi personaggi e figure. Questo è particolarmente evidente nei vestiti de Il Mago, arcano I, nei cavalli della carta VIII, Il Carro, e nelle anfore della XIIII, La Temperanza, dove i colori azzurro e rosso si invertono, mostrandoci la necessità di combinare i contrari. Si trova anche nel carattere ermafrodita de Il Diavolo, nel maschio e la femmina dei gemelli di questa carta, e della XVIIII (vedi gemelli), nelle posizioni invertite verso cui guardano La Papessa ed Il Papa, L’Imperatrice e L’Imperatore (e le aquile dei loro scudi) e nella direzione ascendente e discendente delle figure mobili de La Ruota della Fortuna (X) come anche nelle spalline della figura del personaggio de Il Carro. Il Tarocco ci insegna a vedere il doppio aspetto di tutte le cose, e unificarlo, nel significato duale, a diritto e a rovescio, con il quale si leggono le carte. L’arcano XII, L’Appeso, è un altro simbolo netto d’inversione.

Lanterna, faro. Molti di coloro che sembrano saperlo non lo sanno e hanno solo conquistato un faro, immagine debole del sole, che li illumina nel loro cammino. Se la lanterna non è il sole e neanche la luna, il viandante troverà poca illuminazione sui suoi passi; tuttavia quella debole luce equiparabile alla coscienza e alla sapienza rimarrà brillando come se fosse un faro o una semplice curiosità del cammino. La luce artificiale è simile alla naturale e pertanto è soggetta alle corrispondenze dirette e inverse che caratterizzano l’illuminazione naturale. Tutto il mondo è eremitico, soprattutto nelle grandi città. Molti si rifugiano in luoghi appartati, in buone condizioni ecologiche, però disgraziatamente portano con sé la contemporaneità; non c’è niente di meglio che l’isolamento, sopratutto se si è ben accompagnati. L’eremita compie un’importantissima funzione sociale.

Leone. Il leone è un animale associato al fuoco ed alla regalità. Il suo colore dorato fa sì che l’astrologia lo leghi al sole e l’alchimia all’oro. Appare nella carta XI come bestia feroce che deve essere addomesticata, e nella XXI, rappresentando il segno zodiacale del Leone.

Libro. Il mondo in molte tradizioni viene comparato a un libro dove la penna divina scrive o dipinge costantemente la totalità di ciò che è manifesto. Questo libro della vita è il testo sacro e sapienzale per eccellenza, immagine paradigmatica di qualunque scrittura e libro, rivelato o no. Il Creatore ordina agli scrivani celesti di eseguire ogni parte dell’opera che lui dirige in relazione ai ritmi, sequenze e congiunzioni armonici che in se stesso organizza. Il suo linguaggio è necessariamente poetico in quanto ritmico, e profetico per il suo sviluppo. Nel Libro della Vita sono scritti tutti i nomi di coloro che popolano l’universo, per quanto piccoli e insignificanti ci possano sembrare. La Papessa, carta II, legge costantemente il libro del presente composto di passato e futuro.

Luna. Simbolo del principio femminile e passivo. La Luna, astro della notte, è il complementare del sole, vista a volte come sua sorella (o fratello) e sposa, opposta e complementare. La tradizione sempre l’ha assimilata alle acque che governa, e ha visto in essa due livelli che manifestano due stati dell’essere: un mondo sopralunare, le acque superiori visibili in Binah, ed un altro sublunare (Yesod e Malkhuth), l’illusorio mondo della molteplicità e dei mutamenti. La luna è stata sempre assimilata al piano psichico e la sua energia e potere d’attrazione non solo è visibile nel mondo esterno bensì anche mediante i fluidi più sottili, occulti e interiori, che alimentano le fantasie della mente. È stata anche considerata come la grande regolatrice e i calendari si sono sempre basati su di essa come manifestazione evidente della scienza dei cicli e dei ritmi. Nella Cabala ebraica la luna oscura, perversa e nera, è chiamata Lilith, equiparata con tutto il rigore alle entità femminili che i greci chiamavano Lamie.

Mondo. Il mondo o Kosmos era secondo i Greci la possibilità di tutto il creato portato fino ai suoi propri limiti. Non c’erano dunque altri mondi ma tutti i mondi erano in questo. Il cosmo è un ordine emanato dal caos a cui deve necessariamente ritornare. Molte tradizioni identificano il mondo come loro creatore e pensano che questo è vivo e si esprime attraverso gli spiriti, esseri, forme, animali e colori che coabitano nell’universo. Ciò nonostante dobbiamo chiarire che questo dio, assolutamente quotidiano per le tradizioni sacre, non è l’autentico Dio il cui nome è innominabile, la sua forma inesistente e il suo essere inconoscibile. Nella carta XXI il Mondo è rigenerato dopo essere stato assorbito nella sua propria bellezza.

Nube. Molte culture hanno visto discendere dalle nubi profeti o profezie associate al loro proprio destino; le nubi, come fenomeni atmosferici, sono associate al piano intermedio e pertanto all’anima dell’uomo nei suoi aspetti psichici superiori e inferiori. Questi fenomeni atmosferici sono assimilati dall’uomo ai mondi, paesi o costruzioni analoghi alla città celeste, o realtà eterna, che le deità proiettano secondo il loro volere. Legate al piano immaginario e della fantasia, le nubi descrivono stati mutevoli dell’anima universale, riflessi nella psiche individuale.

Nudità. La nudità può equipararsi allo spogliarsi dei beni materiali, la purezza, l’ingenuità e il candore. Tutto ciò è associato inoltre all’assenza di possessi mentali e alla leggerezza o levità che caratterizza questo stato. Il corpo nudo della donna è per l’estremo oriente e altre tradizioni un’immagine del cosmo, la madre universale, la sposa o amante sacra. Star nudo è non avere niente da nascondere e pertanto la speranza di ricevere tutto, incluso i vestiti. Immagine dello stato primigenio o veramente naturale, è anche un simbolo di libertà. Appaiono personaggi nudi nelle carte XV, XVII, XX, XXI e anche ne Il Matto che ha la natica scoperta.

Ombelico, omphalos. L’omphalos è stato assunto sempre come il centro del mondo e analogamente come la fonte vitale del microcosmo. I distinti centri del mondo, conosciuti da diversi uomini e popoli dell’universo, costituiscono il Centro archetipico del Mondo, o il principio e il fine di ogni possibilità. Questo punto geografico centrale, orizzontale, è anche un asse verticale che è percorso costantemente da effluvi uranici e ctonii, celestiali e inframondani.

Paggio, valletto, fante. Giovane uomo che attende re, regine e cavalieri e il cui ingresso in un ordine militare corrisponde a quello di apprendista alchemico. La sua molteplice funzione, gentile e versatile, permette la interelazione tanto fra esseri soggetti a uno stesso piano orizzontale della realtà, come quella dello scambio con energie verticali quasi sempre enigmatiche per il nostro adolescente personaggio. Il paggio ci insegna il servizio, l’umiltà e l’obbedienza, e non è necessariamente buono, anzi è la maggior parte delle volte ignorante, supplendo ciò con le sue effervescenze e arguzie giovanili.

Papessa. La dea bianca, e la nera, rappresentano due aspetti polarizzati di una stessa entità. Isis con il velo o Isis svelata sono la stessa saggia entità sacerdotale che esercita la sua tutela su tutte le donne e come queste sui loro figli. La terra occulta, vale a dire la dea nera, o quella di color bianco, manifesta, sono aspetti di una sapienza tradizionale che considera il femminile come depositario del mistero, o dei segreti dell’arte generativa. La Papessa nasconde tutte le manifestazioni esteriori mantenendo così il segreto della fecondazione universale. L’arcano numero II è un agente segreto del Sé.

Pellegrinaggio. Pellegrinare è cercare il nostro proprio fantasma, la nostra ombra, ovvero l’altro, nascosto nei recessi più profondi del nostro essere. Peregrinare è tornare a se stessi, capire che la storia è sempre aneddotica, che il mondo è un insieme speculare di fenomeni, esseri e cose che si riferiscono al sé. La peregrinazione è un’immagine in piccolo del viaggio che tutti realizziamo nella vita: peregrinare è essere nella misura in cui siamo stati in accordo con il cammino che andiamo percorrendo rispetto ad un centro fisso. Andare e tornare sono due aspetti di una stessa ed unica meccanica.

Pietra. La pietra è un simbolo fondamentale della tradizione unanime. Dalle pietre grezze, che sono abbondanti e comuni, passando dalle semipreziose e preziose che adornano i collari e le corone, fino al diamante, simbolo dell’indistruttibile, le pietre hanno sempre posseduto un profondo significato. Per non parlare del simbolismo muratorio, visibile solo nelle lamine XVI, XVIII e XVIIII e nell’Asso di Coppe, che sembra figurare un castello, un sacrario o un cuore. Si dice che gli effluvi celesti che cadono sulla terra nell’arcano XVI sono pietre cadute dal cielo, come quelle che servirono da altare o ara in varie tradizioni. Menzioneremo infine l’idea della pietra filosofale e l’idea che afferma che noi uomini siamo pietre vive sempre presenti nell’arte alchemica.

Quaranta. Il numero quaranta è proverbiale nella tradizione giudeocritiana, anche come sinonimo di prova: quaranta giorni castiga Dio con il diluvio; Gesù affronta le tentazioni durante un digiuno di quaranta giorni; i cristiani celebrano la quaresima, che sono i quaranta giorni che precedono la Resurrezione, e l’ascensione di Cristo si verifica quaranta giorni dopo questa. Ricordare che sono quaranta gli arcani minori del Tarocco, organizzati in dieci dita e quattro semi o colori che corrispondono nell’Albero sefirotico tridimensionale, ai piani delle diverse numerazioni nei differenti mondi.

Raggio. Il raggio è il messagero celeste che connette cielo e terra e annuncia la fertilità promossa dalle piogge. Uno degli esempi più distaccati dell’ambivalenza dei simboli è quello del raggio, dato che da un lato distrugge –conte il suo associato I’uragano– regenerando sempre la verginità del passivo. Lo stesso si dice dei vulcani. Ricordiamo che il raggio è l’arma di Zeus–Giove, conosciuto benefattore e padre di dei e dee. Carta XVI.

Re, imperatore. Simbolo per eccellenza del potere temporale in relazione al materiale in contrapposizione al potere spirituale del sacerdote, è anche manifestazione del reale e vero, degli aspetti nobili dell’essere che a sua volta si contrappongono all’ordinario. L’uomo vecchio è impregnato della volgarità del mezzo. Il nuovo uomo, nato dall’alto, è reale. Nel regno dei cieli tutti sono re e sacerdoti di condizione atemporale. Imperatori e re hanno esercitato in molte occasioni entrambi i poteri, ciò che nella simbologia cristiana ha come esempio il Maestro Gesù e il Cristo Re.

Ruota. La ruota è uno dei simboli primordiali di tutte le tradizioni. Immagine del movimento e l’immobilità, la sua applicazione non è soltanto temporale ma bensì circoscrive spazialmente l’idea di cosmo. Il mistero della ruota include un punto immobile e una molteplicità di punti successivi. senza soluzione di continuità, immagine del movimento. La ruota è un cerchio e nella tridimensionalità una sfera, ovvero, una forma perfetta e archetipica a cui rispondono tutte le forme manifestate. Come immagine di ciò che è mobile, cioé di un tempo percorso in uno spazio, si riferisce al dramma esistenziale del nostro passaggio sulla terra. Può anche vedersi come sinonimo di cambiamento. È evidente nel Carro, carta VII, e nella X, La Ruota della Fortuna. Come quasi tutta le monete, i denari del mazzo sono ruote.

Scettro. A questa figura corrispondono i principi generali del bastone o bastoni (vedere), essendo questi ultimi più primitivi e quelli che hanno dato origine allo scettro (levigato e cosparso di gioielli), immagine di potere di imperatori e sovrani.

Scheletro. Lo scheletro, o il cadavere sprovvisto della sua carne, viene ovviamente assimilato alla morte e alla mietitura, che questa pratica continuamente. Le ossa costituiscono la struttura dell’essere umano manifestato ed anche la sua parte più sostanziale e materiale. Carta XIII.

Schiavitù. Gli uomini, condizionati dalle innumerevoli circostanze che impone il mezzo, servono come schiavi a un livello della realtà che non supera l’illusione, le ombre ed il sonno. Legati ai sensi, concedono realtà a questo mondo immaginario. A liberarci da questa schiavitù ci chiama l’iniziazione ai misteri, il penetrare altri mondi, che pur essendo sempre qui e ora, ci sfuggono perché siamo distratti dalla quotidianità di un tempo successivo e orizzontale che ci schiavizza, limitandoci. La coppia che appare nella carta XV, Il Diavolo, simboleggia questa schiavitù. Liberarci da essa significa trascendere.

Scudo. Ovviamente lo scudo è un arma difensiva e come tale, protettrice. La sua funzione è conservare la vita e difenderla dai pericoli che la possono minacciare. Il guerriero porta la sua lancia (attiva) e porta anche il suo scudo (passivo) quando deve lottare contro i suoi nemici. Generalmente gli scudi contengono iscrizioni di tipo magico o elementi sacri che offrono il loro appoggio nell’arte della guerra; in altre occasioni vi si inscrivono mandala, come lo sono i segni araldici di una nazione, popolo, regione, famiglia o individuo, con i quali il combattente si identifica. Ciò ha fatto sì che gli scudi chiamati "d’armi" si pongano in relazione con le genealogie, la maggior parte delle volte mitiche, di coloro che vivevano le guerre come una realizzazione delle loro possibilità e come il mestiere più adeguato al loro temperamento.

Sole. Astro re, luminare della vita, che si produce mediante le due energie che emana: luce e calore. Senza il sole la vita organica non sarebbe, e ciò lo hanno saputo in maniera unanime tutti i popoli che sono stati e sono nel mondo. Simbolo del potere e della regalità, in alchimia lo si associa all’Oro, in ermetismo al fuoco, ed in tutti i casi alla fonte esistenziale. Il Sole è stato sempre una realtà evidente che giammai potrà perdere attualità. Se non esistesse il sole bisognerebbe inventarlo, il che succede in molti riti tradizionali di diversi popoli. Essendo l’immagine visibile del trascendente, la tradizione ermetica lo considera come centro della cosmogonia, indicando ripetutamente la necessità di superarlo.

Spada. Simbolo dell’asse (attivo) in contrapposizione alle coppe (passivo); assimilato alla lancia e alla picca. Si mettono in risalto i due tagli della spada, come nel caso dell’ascia druidica di doppio filo, emblema del potere guerriero; la sua fabbricazione suppone la conoscenza del ferro e pertanto della metallurgia. Come il bastone e lo scettro esprime potere. Nella carta VIII si relaziona con il rigore del giusto.

Stella. Nell’arcano numero XVII denominato La Stella o Le Stelle, appaiono precisamente 7 forme stellate nel cielo, attorno a una maggiore e di doppia radiatura, di 16 punti, che con il suo centro costituiscono 17 possibilità corrispondondenti con il numero della carta. L’uomo ha sempre mirato la curva celeste come punto di riferimento e come una guida per le sue inquietudini e necessità. Astri, stelle fisse e costellazioni descrivono nel firmamento una storia e una geografia sintetica, movimenti di dèi, eroi e innumerevoli forme animali ed umane, di cui sono figlie le forme corrispondenti nella terra. Le stelle fisse per loro propria caratteristica, così come la precessione degli equinozi, sono stati considerati come i moduli più stabili nella creazione universale: mentre avviene diversamente nelle rapide e cangianti espressioni dei pianeti molto più assimilate alla vita della terra e all’uomo.

Tavolo. Questo oggetto si osserva specialmente nella carta I, Il Mago, dove si distingue come un piano, così come potrebbe essere il piano creazionale. Il tavolo significa un mondo di oggetti che lo popolano e le diverse relazioni che essi posseggono e tessono tra loro. La superfice del tavolo è la totalità del piano ed i suoi limiti inquadrano quest’oggetto in forma definitiva; tutto sta nel piano e la prova di questo sono i quattro elementi (fuoco, aria, acqua e terra), simboleggiati rispettivamente dalla bacchetta de Il Mago, dal coltello, miniatura della spada, dal vaso vuoto e dalla moneta d’oro. Si osserva anche un cubo e un gioco di dadi che esprimono le possibilità indefinite di ciò che è potenziale e le diverse possibilità numeriche che si producono sul tavolo, piano esemplare come intermediario fra i mondi terrestre e celeste. Si potrebbe pensare che l’evidente fatto che il tavolo mostri solo tre piedi rappresenti i tre principi (zolfo, mercurio, sale) con cui si combinano i quattro elementi, producendo l’artificio della manifestazione.

Teschio. Gli si attribuiscono le caratteristiche generali dello scheletro umano (vedere scheletro); per le sue caratteristiche zenitali vi si associano le caratteristiche più alte: intelligenza e sapienza. La forma semisferica del teschio si associa al duomo o cupola nel simbolismo muratorio, essendo entrambe immagini del più alto, della sommità, e di connessione con altre possibilità sovrumane. È interessante segnalare che il maestro Gesù muore sul Monte (simbolo di elevazione) chiamato Golgota, parola la cui traduzione è "cranio".

Tiara. In modo analogo alla corona (vedere), la tiara manifesta potere, forza e autorità. Esiste ciò nonostante una differenza: mentre la tiara è l’espressione dell’autorità spirituale ed energia magica (nel caso di Merlino, per esempio) la corona esprime il potere temporale e le attitudini militari che gli si corrispondono. Le tiare nel Tarocco, che rispettivamente si vedono nelle carte II e V, sono gerarchizzate in tre livelli, equivalenti a diversi piani di conoscenza in stretta correlazione con la struttura dell’Atanor (vedere) alchemico, con il diagramma dell’Albero della Vita e la distinzione fra il corporeo, lo psichico (inferiore e superiore) e lo spirituale.

Tomba. La tomba è il luogo della quiete e del riposo dagli squilibri psichici e fisici; è anche un simbolo di resurrezione in cui, lasciato ’l’equipaggio" psicosomatico, l’essere si può nuovamente integrare alle sue origini. Nella morte iniziatica, la morte è a volte sostituita dalla caverna, il sotterraneo, la cripta, o un luogo ritirato nella foresta o la selva. Tutti arrivano solitari alla loro tomba, così come si arriva solitari all’esistenza. Coloro che credono in una resurrezione definitiva considerano che nel tempo mitico del giudizio finale ci saranno esseri che saranno riscattati insieme con la possibilità di un mondo nuovo. La tomba ci porta all’idea di fine ciclo, presente anche nelle carte XIII, XVI e XXI.

Tonsura. Visibile negli alunni che ricevono l’insegnamento de Il Papa (carta V) o ierofante, la tonsura è simbolo delle energie superiori che connettono l’uomo, dalla sommità, con i mondi dell’alto. Si mette in relazione con "il sommo del capo" e anche, nel Kundalini yoga, con il chakra più alto, sahasrara, che è anche chiamato "coronario" (vedere corona). Questo punto unisce l’uomo con l’invisibile e lo connette con il cielo, ossia con altri stati dell’essere universale.

Toro. Appare esclusivamente nella carta XXI come il segno zodiacale di Taurus, benché il simbolismo di questo animale si trovi molto diffuso anche sotto l’aspetto sacro di vacca, bue o bisonte. Corrisponde all’elemento terra.

Torre. Risulta paradossale che la figura a cui si assegna il numero XVI sia chiamata in alcuni Tarocchi La Casa di Dio e anche La Torre di Distruzione. Senza dubbio la torre è verticale e si può associare, come la piramide, lo zigurat, la scala e l’obelisco, con la verticalità dell’asse del mondo. La torre è anche simbolo di superbia, così come si suole riconoscere nella figura biblica della Torre di Babele. È dunque un simbolo ambivalente di potere costruttivo ed al tempo stesso di vanità umana. Anche nella carta XVIII, La Luna, si vedono delle torri o castelli in lontananza, forse per indicare i castelli o dimore interiori di cui ci parlò Santa Teresa di Gesù.

Tragedia–Commedia. Due manifestazioni opposte –come quella della guerra e quella della pace– di una stessa energia che si rappresenta nello scenario teatrale del mondo come due contrari che in un punto comune sono complementari; il riso e il pianto, il piacere e il dolore, il quale è perfettamente percettibile mediante manifestazioni, fatti e fenomeni in qualunque essere individuale. Questa dualità è visibile nelle spalline del personaggio della lamina VII, e del Re di Spade. Nel Cavaliere di Spade è visibile una sola spallina, in posizione neutra, come unione dei contrari.

Trombetta. L’aria propaga i suoni intesi come messaggi e musiche celesti. Fra tutti gli strumenti musicali sono quelli a fiato,che più si associano a chiamate o annunci, talvolta a causa della somiglianza alla voce umana. L’angelo del giudizio finale (arcano XX) fa suonare la sua tromba, mediante la sua vibrazione ogni morto rinasce, resuscita. Questa carta si deve mettere in relazione con il libro apocalittico di Giovanni, chiamato della Rivelazione.

Trono. Il trono è un posto speciale, proprio e significativo, nello spazio uniforme, più o meno caotico e generalizzato. In alcune tradizioni come quella indù un tappeto caratterizza questo spazio. Nella tradizione Maya questo luogo speciale era significato dalla sfera, su cui si sedevano capi, caciques e sciamani. Il trono è il posto su cui siede tanto il potere spirituale quanto il reale. Difficile immaginare l’importanza di una semplice sedia, tappeto o sfera, se non fossero sacralizzati ed avessero un significato cosmogonico e spirituale. Nell’abbazia di Westminster, in Inghilterra, si può osservare il trono dove i re vengono tuttora coronati: si tratta apparentemente di una semplice pietra, però di caratteristiche magico–teurgiche, ovvero santificata e carica di potere, alla quale gli si è aggiunta una semplice sedia di legno. Carte II, III, IV, V, VIII.

Uccelli. Sono gli animali che corrispondono all’elemento aria, pertanto in tutte le mitologie attuano trasmissioni di messaggi, così come il vento annuncia le piogge. Questo simbolismo si collega anche alle loro piume ed ali, e così vediamo il dio greco–romano Ermes–Mercurio con l’elmo e i piedi ornati di tali attributi. L’uccello nero, o corvo, è stato a volte considerato come l’emblema della nigredo, stato alchemico di putrefazione che conoscono gli adepti. Carta XVII.

Vecchiaia. Le società tradizionali o arcaiche hanno riconosciuto nella longevità e nell’esperienza una virtù sapienzale che comincia con il fatto di aver potuto conservare la vita durante tanto tempo in mezzo a guerre, disastri e malattie, senza contare i dispiaceri e le ingiustizie. Esiste dunque secondo gli antichi una sorte di sapienza biologica che forse consiste nel vivere il dipanarsi del tempo nel sempre presente. Questa attualizzazione è una prerogativa della sapienza che fa sì che le cose siano per noi ciò che sono, invece di volere ciò che vorremmo che fossero. È pertanto nell’economia armonica dell’essere che queste realtà si verificano.

Vegetazione. La vegetazione manifesta chiaramente le possibilità dell’energia cosmica, che fruttifica nel nostro mezzo (quello dell’uomo) rendendo in questo modo possibile la vita sulla terra e tutto ciò che significa il nostro pianeta e i suoi abitanti rispetto a un ordine universale. Dalle piante ricevono il loro alimento gli animali ed il genere umano, e il loro permanente verdeggiare sostiene le possibilità della generazione e i cicli in cui questa si manifesta.

Velo. Elemento di occultamento e di rivelazione, il velo stabilisce una distinzione fra l’esteriore e lo interiore. È per suo mezzo che si comunicano queste energie essendo neutre per la loro netta distinzione. Il velo è la protezione del segreto e anche il setaccio da cui passano le esperienze che ci trasmettono i sensi. L’occulto si trova nascosto dietro un velo e conoscerlo è analogo a rivelarlo. Si vede nelle carte II e XXI. Nella prima la Sapienza è segreta, o cifrata, come in un libro ermetico; nella seconda il Mondo è coperto da un tenue velo per tutti coloro che non vogliono o possono ammirare la sua bellezza, pienezza e magnificenza.